“In questo momento di denatalità, la battaglia da fare oggi è per la natalità”, queste le parole di Carlo Ciccioli, capogruppo di Fratelli d’Italia, nella seduta del Consiglio Regionale delle Marche del 26 gennaio scorso. Seduta in cui il voto contrario del centrodestra è stato determinante per precludere la possibilità di somministrare la pillola RU486 nei consultori, come indicato nelle linee di indirizzo del Ministero della Salute. Delle linee di indirizzo che la maggioranza al governo nella regione Marche non ha intenzione di recepire, rendendo sempre più difficile l’accesso all’aborto farmacologico sul territorio, visto e considerato che la pillola abortiva nelle Marche è somministrata soltanto in tre strutture a Urbino, San Benedetto e Senigallia e che la percentuale di obiettori è del 69,3%. I dati del 2018 ci segnalano che, nella regione Marche, l’82,6% delle IVG avviene per isterosuzione e il 6,6% ancora viene praticato attraverso il raschiamento, intervento invasivo e di gran lunga più rischioso rispetto all’assunzione della RU486 che è usata solo nel 6,4% dei casi.

Ma tornando alle parole di Ciccioli, nella sua affermazione c’è un problema di fondo. Non possiamo pensare di contrastare la denatalità ostacolando il diritto all’aborto, dato che ciò porterebbe semplicemente ad un aumento dell’aborto clandestino, una realtà che ogni anno in Italia coinvolge tra le 10000 e le 13000 donne. Rendere la pillola abortiva più accessibile semplifica invece il percorso di ogni persona che decide di ricorrere all’IVG. Un percorso spesso più travagliato della scelta stessa, vista la difficoltà nel trovare un ginecologo o una struttura adeguata nei tempi consentiti dalla legge.

A seguito di tutto ciò l’associazione Pro Vita e Famiglia, la stessa che aveva paragonato mesi fa la pillola abortiva a un veleno e tutte le donne a ignare Biancaneve con cartelloni per tutta Italia, ha manifestato la sua approvazione. Ci teniamo a ricordare che l’aborto farmacologico, come confermano le linee di indirizzo ministeriali, riprendendo le posizioni scientifiche nazionali e internazionali, è una procedura del tutto sicura, la pratica medica più avanzata e meno invasiva per questo tipo di prestazione. Inoltre, limita i tempi di attesa, è più economica e non necessita di presa in carico ospedaliera. Infatti, è il metodo abortivo più scelto all’estero in paesi dove l’accesso è garantito.

In conclusione, le linee di indirizzo ministeriali sulla RU486 non sono e non saranno applicate nella regione Marche ma questo non sorprende, vista questa “furia ideologica che vuole riportare le Marche al Medioevo dei diritti“,  come ha dichiarato Alessia Morani, sottosegretaria regionale allo Sviluppo economico.

In risposta a tutto questo, è stata organizzata una manifestazione Sabato 6 Febbraio 2021 alle ore 16.30 in Piazza Roma ad Ancona. Una manifestazione democratica e di piazza, nel rispetto delle norme COVID, a cui movimenti, associazioni, forze politiche e sindacali e singoli cittadini sono invitati a partecipare a difesa di un diritto fondamentale come quello all’aborto.

Noi ci saremo. E tu?

di Martina Gagliardi