“Volevo diventare obiettrice, ma poi ho letto questo libro”
Una nostra dottoressa ci ha raccontato come la lettura del libro “Le regole della casa del sidro“ le abbia cambiato la vita professionale. Stava ancora studiando convinta che al termine sarebbe diventata obiettrice, quando si è imbattuta nella storia di John Irving che affronta il tema dell’aborto, esplorando sia il diritto alla nascita che i dilemmi etici e morali legati a questa scelta professionale. Con questa lettura ha scoperto l’orgoglio di percorrere strade scomode per non abbandonare le persone assistite.
Le regole della casa del sidro non è un “libro sull’aborto”, come qualcuno ha detto, ma un romanzo sul confine sottile tra cura, libertà e responsabilità. Ambientato nel Maine degli anni ’40, racconta la storia di Homer Wells, cresciuto nell’orfanotrofio-clinica di St. Cloud’s, guidata dal dottor Larch, un medico non obiettore che agisce in clandestinità per salvare donne povere da pratiche pericolose e disumane.
Per Larch, ogni intervento è un atto di civiltà; per Homer, suo allievo, l’aborto resta un limite invalicabile. Tra loro nasce un dialogo profondo sul senso del mestiere di medicə: dove finisce la tecnica e dove comincia la coscienza? Chi cura deve imporre il proprio credo o aiutare l’altrə a compiere la scelta che sente giusta?
Irving, con la grazia dei grandi narratori morali, mostra che la coerenza assoluta può ferire quanto la mancanza di principi, e che l’etica, in medicina come nella vita, è spesso un territorio grigio. Il romanzo non offre risposte, ma costringe chi legge a sostare nella complessità: nell’amore per la vita e nel rispetto per chi non riesce ad accoglierla.
È un libro che parla di vocazione e di dubbio, di compassione e di responsabilità. Un invito, per ogni medicə, a chiedersi cosa significhi davvero “fare il bene” quando la legge, la fede e la sofferenza umana si intrecciano.
«Io sono solo il medico. Le aiuto a fare quel che vogliono.
Un orfano o un aborto.»





