Rapporto realizzato da EPF (European Parliamentary Forum on Population and Development)
Negli ultimi anni, le associazioni che si autodefiniscono “pro-vita” (e che noi preferiamo chiamare anti-choice) hanno alzato la voce nel dibattito europeo, come risultato di un laborìo internazionale mirato a mobilitare le società europee contro i diritti sessuali e riproduttivi e l’uguaglianza di genere. Il motto di questo movimento anti-choice chiamato Agenda Europa è ristabilire “L’Ordine Naturale”, titolo del suo manifesto, e consiste in azioni di lobby e disinformazione che indicano una visione molto precisa di come dovrebbe essere la famiglia, la procreazione e il ruolo della donna nella società. L’organizzazione nasce in segreto nel 2013 per mano di consulenti strategici anti-choice e ad oggi mantiene il divieto di giornalisti e la garanzia di anonimato ai propri Summit. Tra le poche notizie che trapelano si ricordano i suoi finanziatori: oligarchi, aristocratici e miliardari. Tale movimento internazionale non si limita solo a mettere in pratica manifestazioni anti-aborto, come per esempio è successo recentemente a Monza, dove l’associazione “Ora et Labora – In Difesa della Vita” si è riunita fuori dall’ospedale San Gerardo con tanto di cartelli e bambolotti nel giorno in cui vengono praticate le interruzioni volontarie di gravidanza (IVG). Né si accontenta di fare campagne diffondendo notizie false sulla IVG come quella dei cartelloni tristemente noti e affissi in tutta Italia. E nemmeno si occupa solamente di dare sepoltura dei feti abortiti tramite IVG, facendo accordi con i cimiteri. Purtroppo, infatti, Agenda Europa ha mire ben più alte e adotta come strategia quella di infiltrarsi nelle politiche di diverse amministrazioni nazionali e regionali in modo da radicarsi nel territorio e adattarsi ai vari contesti. Abbiamo avuto un chiarissimo esempio di queste mire politiche nel nostro Paese durante il Congresso Mondiale della Famiglia tenutosi a Verona nel 2019, occasione in cui esponenti politici nostrani, incluso l’allora Vicepresidente del Consiglio e Ministro dell’Interno Matteo Salvini, hanno pubblicamente e ufficialmente legittimato chi ripudia aborto, diritti LGBTQI+, divorzio, studi di genere e immigrazione. Con questo appoggio, le associazioni anti-scelta ottengono il riconoscimento istituzionale che serve loro nel momento in cui vogliono far sentire la propria voce su mozioni e leggi in materia di aborto, tra le altre cose. Tale endorsement è stato fondamentale, ad esempio, per la mozione per una “città in favore della vita” approvata a Verona tre anni fa, la quale prevedeva anche finanziamenti ad associazioni cattoliche per iniziative contro l’aborto. Restando in Veneto, la Legge regionale a sostegno delle famiglie approvata nel maggio 2020, è la naturale continuazione di questo percorso. Quando tra gli scopi dichiarati viene enunciata la tutela della vita “fin dal concepimento” risuonano gli obiettivi di Agenda Europa. La legge inoltre istituisce nove milioni dal Fondo Nazionale Politiche Sociali che saranno gestiti da una cabina di regia che riserva cinque seggi ai rappresentanti delle associazioni di rappresentanza delle famiglie. Queste ultime, inoltre, sono autorizzate dalla legge regionale a portare la propria ideologia nei consultori. Laiga 194 ha già firmato una petizione per modificare tale legge, che si può sottoscrivere qui.
Agenda Europa sta portando avanti proprio in questo momento gli stessi obiettivi di consulenze contro l’aborto finanziate dal governo in altre regioni d’Italia, in Umbria e nelle Marche precisamente. Ma questo è solo uno dei punti di una vasta agenda che va dal promuovere un’educazione sessuale più attinente ai principi dell’Ordine Naturale, all’estensione dell’obiezione di coscienza ai farmacisti e il divieto di vendita dei contraccettivi farmaceutici. Il movimento segue una strategia ben precisa: riformulare i propri obiettivi anti- choice appropriandosi del linguaggio dei diritti umani.
Quello che emerge leggendo il manifesto però è anche l’ossessione nei confronti dei loro “avversari” identificati specialmente nelle femministe, nei laici e nei progressisti. Le nostre vittorie sono il loro peggior incubo.
Queste storie di movimenti anti-choice non sono casi isolati, ma frutto di un disegno e di una strategia ben precisa, facilitati dall’appoggio della politica, in particolare delle destre religiose e ultraconservatrici. Nonostante siano riusciti a portare avanti i propri interessi con successo in Paesi come la Polonia, e quindi debbano essere presi seriamente, la battaglia per i diritti non resta nelle loro mani. Le attiviste e gli attivisti pro-choice continuano a difendere la libertà di scelta in Italia, in Europa e in tutto il mondo: ricordiamo recentemente la conquista dell’Argentina che ha salutato il 2020 con una legge che legalizza l’aborto. Se c’è qualcosa che possiamo imparare dalle loro tecniche e dalle nostre vittorie passate è che l’unione fa la forza e solo organizzandoci e strategizzando insieme riusciremo a affermare il diritto umano all’autodeterminazione sul proprio corpo.
Eleonora Sironi